lunedì 1 novembre 2010

Nomen est omen

L’attività educativa si è sempre servita di supporti tecnologici per facilitare e migliorare l’apprendimento. Dall’abaco alle TIC, passando i materiali montessoriani e la lavagna luminosa, l’introduzione di questi strumenti ha modificato profondamente lo “stile” dell’insegnamento, al fine di garantire a ciascuno le condizioni necessarie per “costruire” il proprio sapere. In particolare, è opinione ormai ampiamente diffusa che le tecnologie multimediali costituiscano una grande risorsa per la didattica. Tutti i docenti, che hanno avuto modo di svolgere la loro attività in ambienti multimediali, hanno rilevato negli alunni, anche in quelli che abitualmente manifestano scarso interesse verso le altre proposte educativo-didattiche, un forte aumento di motivazione a partecipare “da protagonisti”. Il coinvolgimento in prima persona è, di fatto, la chiave di volta: le TIC migliorano i processi di apprendimento, agendo in modo significativo sulla carica motivazionale dei discenti, coinvolgendo simultaneamente più canali ricettivi, da quello sensoriale a quello cognitivo, dall’emotivo al sociale, permettendo una rappresentazione attiva dei concetti e lo svolgimento di attività sicuramente più stimolanti di quelle tipiche di una lezione “tradizionale”. Rispetto agli altri mezzi di comunicazione, esse hanno la caratteristica dell’interattività: docenti ed alunni si trovano proiettati in una realtà nella quale è possibile ottenere feedback immediati relativi alle proprie azioni. Gli stessi insegnanti hanno l’occasione di rivedere il loro “modus docendi” e, di conseguenza, apportare innovazioni rilevanti agli approcci metodologici utilizzati e creare autonomamente tutta una serie di “learning objects” personalizzati in base all’utenza ed agli obiettivi didattici da raggiungere.

Questa grande valenza rischia, tuttavia, di non essere utilizzata appieno nelle nostre realtà scolastiche, soprattutto laddove la mancanza di un laboratorio informatico adeguatamente attrezzato impedisce agli alunni un “ruolo attivo” rispetto alla fruizione del prodotto multimediale. Fino allo scorso anno questa situazione, largamente diffusa nelle scuole primarie, veniva superata brillantemente con l’utilizzo delle contemporaneità presenti nell’assetto modulare del tempo scuola: il “laboratorio” di informatica, realizzato per piccoli gruppi di alunni a rotazione nel corso dell’intero anno scolastico, consentiva a ciascuno di sperimentare le TIC, operando direttamente con esse. Il nuovo assetto scolastico, con la netta riduzione degli organici e la scomparsa delle ore di compresenza, ha reso impossibile una tale modalità organizzativa. Pur conservando una didattica di tipo “laboratoriale” è indubbia, per ciascun docente di scuola primaria, la difficoltà di far utilizzare contemporaneamente a tutti gli alunni le poche dotazioni multimediali possedute dalle scuole.

Come docente di “Tecnologia ed informatica” ho cercato di superare questa difficoltà collegando un videoproiettore al computer presente in classe, in modo da proiettare sulla lavagna il desktop del PC e far alternare gli alunni nell’utilizzo dei vari software a disposizione. Con la stessa modalità ho realizzato anche piccoli “learning objects” da utilizzare per le altre discipline insegnate, matematica, scienze ed inglese. Naturalmente i tempi di preparazione sono tutt’altro che brevi, tenendo conto che si è costretti a spostare l’attrezzatura (videoproiettore, casse, prolunghe,...) da una classe all’altra; inoltre la resa non è sempre ottimale, anzi il più delle volte l’eccessiva luminosità dell’aula, indispensabile per il normale svolgimento delle attività didattiche, rende estremamente difficoltosa la visualizzazione delle immagini proiettate. Soprattutto, però, manca l’interattività che fa convergere ambienti reali e virtuali un unico ambiente di apprendimento.

E se, invece di portare gli alunni nel laboratorio di informatica, si spostassero le tecnologie multimediali in aula?

La LIM, acronimo di Lavagna Interattiva Multimediale, ha l’aspetto di una lavagna tradizionale per dimensione e forma, ma non è di ardesia: la sua superficie si presenta, infatti, come un pannello bianco illuminato. Alla semplicità della tradizionale “blackboard” essa associa le funzionalità di un computer “touchscreen”, trasformandole in un potente strumento per la didattica, con il quale è possibile interagire attraverso l’applicazione di software, la visualizzazione di contenuti, l’inserimento di elementi grafici e testuali attraverso la scrittura digitale con appositi pennarelli (modalità pennarello) oppure mediante il riconoscimento di tratti e/o testi eseguiti semplicemente con le dita (modalità “touchscreen”).

Lo schermo interattivo grande e luminoso è certamente la più evidente fra le potenzialità della LIM: questa visualizzazione, consentendo di aumentare il grado di leggibilità, fruibilità ed interattività di ciascun elemento presente sulla sua superficie, è quella che maggiormente attira l'attenzione e coinvolge gli alunni, soprattutto quelli che privilegiano il linguaggio iconico per l’apprendimento.

La LIM si presenta solitamente collegata ad un videoproiettore, connesso ad un computer per consentire la visualizzazione sulla lavagna dei contenuti presenti sul desktop del PC. A sua volta la lavagna interattiva trasferisce allo schermo del computer, attraverso appositi sistemi di rilevazione, le operazioni svolte su di essa. Pertanto, anche se le informazioni inserite sulla lavagna venissero cancellate per far posto ad altre, la LIM le avrà salvate in formato digitale, pronte per essere esportate su periferiche rimovibili (penne USB, hard-disk portatili, i-pod...), oppure stampate, inviate per posta elettronica, inserite sul sito della scuola, socializzate su un social network.

Un’altra potenzialità della LIM è quella di elaborare e convogliare su un unico supporto fisico qualunque tipo di informazione: dal testo al disegno, dal foglio di calcolo al podcast, dal video alle pagine web. La possibilità di dare luogo a una vasta gamma di combinazioni fra linguaggi diversi potenzia ed esalta i significati e la comunicabilità dei prodotti costruiti con la lavagna multimediale, soprattutto di quelli inseriti in percorsi didattici che prevedono la collaborazione. Oltre che per la didattica frontale, infatti, la lavagna interattiva può essere utilizzata per attivare modelli di apprendimento cooperativo, sperimentando ruoli e compiti differenti a seconda degli argomenti ideati precedentemente nel piccolo gruppo, in un'ottica trasversale ed interdisciplinare.

Da questo punto di vista la LIM si presenta anche come un validissimo strumento da utilizzare con alunni svantaggiati o con problemi: le dimensioni del video, la semplicità di impiego grazie all’interazione manuale, l’utilizzo di linguaggi variegati per la semplificazione dei concetti, la costruzione collaborativa del percorso, l’associazione di diverse risorse multimediali e, non ultima, la condivisione delle regole per un corretto utilizzo, sono tutti elementi che giocano a favore del successo formativo di ciascun alunno.

Alla luce di quanto si è detto è ipotizzabile una vasta applicazione, a breve tempo, della lavagna interattiva all’interno del processo di apprendimento-insegnamento, come strumento che “allarga” decisamente le possibilità di interazione fra docenti e discenti, a patto che da ambo le parti ci sia la capacità di mettersi in gioco con passione. La “digitalizzazione” della lavagna, infatti, non è indice, da sola, di un miglioramento in termini di qualità ed efficacia nella didattica: la LIM, come le altre tecnologie didattiche, è pur sempre uno strumento, un mezzo che, per quanto innovativo, necessita di un’integrazione nelle attività di classe per poter dare i suoi frutti migliori.

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